Nikko Mundacruz: “Fu un’opportunità importantissima in quanto capì, che questa tecnica mi dà la massima libertà di espressione senza preoccuparmi di eventuali errori o ripensamenti, fu inoltre, il mio primo approccio maturo al colore.”
Nikko Mundacruz: “Fu un’opportunità importantissima in quanto capì, che questa tecnica mi dà la massima libertà di espressione senza preoccuparmi di eventuali errori o ripensamenti, fu inoltre, il mio primo approccio maturo al colore.”
Come e perché hai iniziato la tua carriera artistica?
La mia carriera ha radici dalla mia infanzia: fin da piccolo disegnavo molto, per lo più copiavo foto e fumetti, ma ricordo di due particolari momenti da bambino, in cui presi coscienza, a livello intuitivo, di due aspetti legati rappresentazione. Uno in cui disegnai dei ragnetti stilizzati e mi resi conto che ogni forma ha un’ombra propria che la rende tridimensionale, mentre l’altro, in cui mia madre mi disegnò un tavolo in prospettiva e capì che tutte le cose si deformano in base a certe regole.
Come hai scoperto il tuo medium e perché l’hai scelto?
Al terzo anno delle superiori, un mio compagno di classe mi invitò a frequentare un piccolo workshop di pittura di paesaggio tenuto da un’artista di Venezia. Fu un’opportunità importantissima in quanto capì, che questa tecnica mi dà la massima libertà di espressione senza preoccuparmi di eventuali errori o ripensamenti, fu inoltre, il mio primo approccio maturo al colore. Da quella volta ho utilizzato sempre questa tecnica, per via delle molteplici possibilità con cui posso usare il colore, da velature a pennellate corpose, da campiture piatte a sfumature e tanto altro.
Puoi parlarci del tuo processo creativo? Come nasce il tuo lavoro? Quanto tempo ti richiede la creazione di un’opera? Quando sai che è finita?
Le immagini che creo partono dalla ricerca di fotografie amatoriali per lo più trovate sul web, numerose fotografie di paesaggi e figure, che poi seleziono per comporre delle scene, seguendo le situazioni che si vanno a creare associando figure di diverse fotografie, queste composizioni vengono poi abbozzate digitalmente e modificate al fine di ottenere un’atmosfera coesa.
I tempi per finire un dipinto sono alquanto variabili: considerando che la ricerca fotografica e l’abbozzo, possono richiedere varie ore come pochi minuti, nel caso in cui trovo già nel mio archivio fotografico delle immagini adeguate, il tempo che impiego per dipingere, che si suddivide generalmente in tre sessioni, va dalle poche ore a due settimane. Nel momento in cui raggiungo uno stato simile a quello dell’abbozzo digitale, procedo a finalizzare il lavoro descrivendo in maniera più definita e particolareggiata solo alcune parti del dipinto.
Chi sono i tuoi artisti preferiti? A quali ti ispiri?
Gli artisti che sto guardando in particolare negli ultimi anni sono muralisti, illustratori o animatori come Aryz, Min Yun e Alberto Mielgo, mi affascina come riescono a fondere e armonizzare elementi bidimensionali con elementi tridimensionali, oltre questi autori ho sempre uno sguardo su pittori di impronta più tradizionale come Caroline Walker, Benjamin Bjorklund e autori del passato come Solomon Joseph Solomon.
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