Gemma Mazzotti: “La cosa sicuramente più entusiasmante è trovarmi di fronte ad una tela bianca che sia grande o piccola: è la finestra di mondo dove posso costruire la mia immagine, che prende spazio e forma tramite linee e campiture. “

 

Di Marco Crispano

Come e perché hai iniziato la tua carriera artistica?

 

Ho sempre disegnato fin da bambina quindi non c’è un vero “perché” io abbia iniziato questa cosa, ma piuttosto tutta la mia vita fino ad ora è stata uno svolgere e approfondire nel tempo quello che mi piaceva fare durante l’infanzia, un consolidare e costruire via via negli anni ciò che per me è stato sempre il linguaggio preferenziale con cui esprimermi e rapportarmi con il mondo in generale.
Ci sono varie persone che dovrei citare per poter elencare i vari “sì” che ho detto per essere pittrice oggi, ma sicuramente uno dei più importanti è Adriano Bimbi, mio professore di quando facevo l’Accademia a Firenze. In quel periodo ho potuto vivere l’esperienza dell’arte in condivisione con altri ragazzi che come me volevano fare i pittori. Quindi cruciale è stato essere nel luogo e momento giusto dove fare crescere ed indirizzare come pensiero e lavoro questa mia inclinazione.

 

Come hai scoperto il tuo medium e perché l’hai scelto?

 

Ho scoperto il mio medium, che è la pittura ad olio, lavorando e dipingendo senza escludere nulla che potesse essere interessante per indagare un dato espressivo. Ad esempio,  nel caso dell’opera “Anima Dannata-Ophelia” ho sentito il bisogno di iniziare il quadro partendo dalla costruzione del corpo nello spazio della tela, ma al posto di usare il classico disegno, ho usato pezzi di carta incollati per arrivare ad una sintesi e forma in modo immediato, come se fosse luce.
Spesso faccio così anche con la pittura ad olio: i colori chiari e brillanti sono la luce alla base di tutto quello che poi sarà l’immagine del quadro.
Nel mio modo di procedere è la necessità espressiva che dirige la scelta del mezzo, la grande duttilità del colore ad olio lo rende il mio medium preferito.

 

Puoi parlarci del tuo processo creativo?

 

Un po’ ho risposto nella domanda precedente perché il mezzo ed il fine sono strettamente collegati.
La cosa sicuramente più entusiasmante è trovarmi di fronte ad una tela bianca che sia grande o piccola: è la finestra di mondo dove posso costruire la mia immagine, che prende spazio e forma tramite linee e campiture.
Faccio molta attenzione alle trasparenze ed alle opacità che vanno a costruire l’immagine, appoggiandomi sulla forza dei colori che creano altrettante suggestioni e composizioni quanto la linea di un disegno.
L’ideale è far sposare il disegno lineare e il disegno di forme (campiture di colore). Questi due tipi di disegno appoggiandosi l’uno all’altro, sostenendosi o distanziandosi, fanno il loro gioco ed il quadro finale.
È importante orchestrare insieme tante differenze di tono, linea, forma, senso… per poi lasciare che l’immagine quasi in modo naturale emerga. La naturalezza dell’immagine, pur nella sua precisa e profonda costruzione, è segno per me di un buon quadro. Non si deve sentire la fatica del lavoro, ma più che altro una profonda, intensa, leggerezza.
Per aiutare tutto questo processo passo sempre dal disegno a matita su carta, poi talvolta traduco il segno tramite l’incisione dove inserisco elementi più morbidi e pittorici (tramite le innumerevoli tecniche pittoriche dell’incisione) e poi arrivo alla tela vera propria dove finalmente posso mettere insieme quanto ricavato.

 

Come nasce il tuo lavoro? Quanto tempo ti richiede la creazione di un’opera? Quando sai che è finita?

 

Il mio lavoro nasce dalla vita intera, che sia un film che ho visto, un luogo vissuto, una persona incontrata, una frase sentita al volo, una canzone…. Cerco sempre di tenermi in ascolto e raccogliere tutto quello che può rendere grande il mio piccolo bagaglio culturale/esperienziale dal quale sempre pesco.
Quando sono in crisi riprendo dei lavori o disegni su carta risalenti ad una residenza in Brasile nel 2018, dove sempre riesco a trovare il mio carattere pittorico andandolo ad incanalare nelle varie immagini che sto in quel momento indagando.
Ho dei temi ricorrenti che sempre accompagnano il mio lavoro e via via emergono in vari periodi, per sintetizzarli sono:
la fragilità nel corpo, la vivezza dello spirito, le contraddizioni di un desiderio, la forza nella natura.
Tutte le mie opere sono abbastanza immediate, ho un pittura veloce che termina un quadro nel giro di pochi giorni. La preparazione però è lunga perché davanti al quadro non devo neanche pensare a quello che sto facendo, devo farlo e basta. Aperto il “rubinetto” ne escono altri di quadri sul tema ed ecco fatto un ciclo di opere…con ovviamente degli unicum.
Il quadro è finito quando non mi stanco mai di guardarlo e ho detto non solo quello che dovevo dire ma anche qualcosa in più, che non mi aspettavo. Infatti la cosa bella dei quadri finiti è che mi riempiono di stupore come se li avesse fatti qualcun altro.

 

Chi sono i tuoi artisti preferiti? A quali ti ispiri?

 

I miei artisti preferiti sono Michelangelo, Masaccio, Gauguin, Peter Doig, Marlene Dumas, Matisse, Picasso, Munch, David Hockney, Cézanne.
Sicuramente di grande riferimento nella mia pittura sono Edward Munch per la sua sconvolgente e passionale drammaticità, tutta avvolta da questa sua luce violacea, fredda, appiccicosa e melensa; Paul Cézanne per la costruzione e per la sua volontà di mischiare sempre il cielo con la terra e infine il buon Henri Matisse per la sua grande gioia di vivere.

THE ARTIST

Name: Gemma Mazzotti
Residence: Italy

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