Elisa Filomena: “La prima considerazione da fare è stata stabilire la naturale propensione alla pittura e al disegno, la quale, con semplicità e grande spinta interiore, aveva cominciato a manifestarsi nella mia esistenza.”
Elisa Filomena: “La prima considerazione da fare è stata stabilire la naturale propensione alla pittura e al disegno, la quale, con semplicità e grande spinta interiore, aveva cominciato a manifestarsi nella mia esistenza.”
Come e perché hai iniziato la tua carriera artistica?
La prima considerazione da fare è stata stabilire la naturale propensione alla pittura e al disegno, la quale, con semplicità e grande spinta interiore, aveva cominciato a manifestarsi nella mia esistenza. Il mio percorso è stato consigliato in età scolastica dagli insegnanti e sentivo fortemente il desiderio di proseguire questi studi prima al liceo artistico e poi all’accademia di belle arti, cosa che ho potuto fare grazie al sostegno della mia famiglia. Sono stati anni formativi, ricchi di esperienze ed entusiasmo. Nonostante abbia percorso le scuole artistiche, che per eccellenza di definizione mi portavano ad una conoscenza del mezzo pittorico, ed essendomi diplomata in pittura nel 2002, sentivo, come è naturale che sia, che la conoscenza della mia esperienza con la pittura era appena iniziata: volevo la completa padronanza del mezzo per poter “parlare” pienamente quella lingua. Dopo l’accademia ho vissuto diversi anni in cui questa conoscenza doveva prendere in me coscienza. Non a caso non mi sono mai definita un’ artista fino all’età di circa 40 anni. Da allora è iniziata una carriera, nel senso che sentivo che il mio operato, sempre soggetto a continuo sviluppo, sperimentazione e ricerca, poteva contestualizzarsi in un ambito sociale, e quindi instaurare quei rapporti che sono alla base della vita di un’artista nonché strettamente legati all’evoluzione o semplicemente al fluire della personale artisticità, la quale si è sviluppata in due ricerche parallele e strettamente connesse che sono il disegno e la pittura.
Come hai scoperto il tuo medium e perché l’hai scelto?
Per scelta personale nonché per questioni legate alla gestione di una vita pratica, ho una casa studio in quanto amo vivere nello stesso posto dove dipingo, soprattutto di notte, il che mi ha portato a prediligere colori che avessero l’acqua come elemento diluente e quindi l’acrilico in pittura, ma non è la sola ragione per cui utilizzo questo medium; un’altra è la velocità di esecuzione. Dal 2016 la pratica del disegno è diventata importantissima e ha avuto vita propria, mentre precedentemente era stata sempre al servizio della pittura. Questo ha portato ad un cambiamento del segno pittorico ed ad una velocità del gesto che l’acrilico sostiene armonicamente. Definisco la mia pittura alla prima in quanto vi è una velocità e una tensione emozionale che determinano radicalmente il risultano di un lavoro. Nel disegno, la sostanza si fa più sottile e diventa polvere di pigmento, i pastelli secchi vengono ridotti in polvere che utilizzo direttamente con i polpastrelli delle mani sulla carta, pressando più o meno il colore. Rare tracce di matita vengono utilizzate nel disegno.
Puoi parlare del tuo processo creativo? Come nasce il tuo lavoro? Quanto tempo ci vuole? Quando sai che è finita?
Come accennato prima, dipingo di notte e alterno notti dedicate al disegno con notti dedicate alla pittura. Spunto di partenza sono fotografie di inizio novecento che elaboro in maniera inconscia a seconda dell’istinto. Nel disegno l’attenzione si concentra sui volti, nella pittura il raggio di azione si allarga e comprende figure umane in ambientazioni naturalistiche. Vi è una differenza anche nelle dimensioni in quanto prediligo le grandi dimensioni per la pittura e le medio-piccole per il disegno. Essendo un processo creativo principalmente basato sull’emozione e sulla concentrazione del momento, tendo ad iniziare e finire un dipinto in una o due notti al massimo. Nel disegno la creazione è ancora più veloce ed in una notte posso eseguirne quattro o cinque. Tutto questo comporta sì una cospicua mole di lavoro, ma non tutto quello che faccio riesce a soddisfarmi, in quanto è come dire “o la va o la spacca!” e vi è una dose di mistero in tutto questo. È come se mi lasciassi trasportare dall’energia creativa e quando un’opera è terminata la sento nel corpo nonché dalla sensazione di pace interiore che si diffonde dentro di me.
Chi sono i tuoi artisti preferiti? A quali ti ispiri?
Vi sono stati molti artisti che per varie ragioni di ricerca hanno assorbito il mio pensiero. Alcuni hanno attratto la mia attenzione per pura affinità, altri perché colmavano le mie lacune, altri per maestosità ed infinito. A vent’anni ero affascinata di Egon Schiele, e sono andata nel suo paese natale Tulln an der Donau in Austria, per vivere pienamente la sua realtà. Attualmente gli artisti che sento vicino sono: Tiepolo, Francis Picabia, John Currin, Richard Diebenkorn, Luc Tuymans e Marlene Dumas.