Daniele Antoniazzi: “Quello che cerco di fare è creare una narrazione distopica che coinvolga tutte le figure e lo spazio che le circonda. Costruire un codice visivo che tenta di rielaborare il mondo in una chiave personale, facendo sempre intuire la presenza di una nota stonata di sottofondo, sia drammatica che ironica.”

 

Di Marco Crispano

Come e perché hai iniziato la tua carriera artistica?

 

Tutto è iniziato nel modo più semplice possibile: fin da piccolo amavo disegnare e raccontare qualcosa con le immagini. Adesso cerco di fare lo stesso, solo con uno sguardo più maturo e consapevole nei confronti del mio lavoro e di quello che voglio comunicare.

 

Come hai scoperto il tuo mezzo e perché l’hai scelto?

 

La pittura ad olio ho cominciato ad utilizzarla al mio arrivo in accademia. A differenza delle altre tecniche l’olio è una materia viva, molto corposa che può essere usata in svariati modi. Una tecnica che non avevo mai usato prima mi ha permesso di mettere in dubbio tutte le certezze che avevo costruito fino a quel momento e di ricominciare da capo. Questa cosa mi ha consentito così di evolvere il mio approccio alla pittura, vedendone le potenzialità comunicative, offrendomi sempre nuovi spunti per maturare nel mio percorso artistico.

 

Puoi parlare del tuo processo creativo? Come nasce il tuo lavoro? Quanto tempo ci vuole? Quando sai che è finita?


Nella maggior parte dei casi inizio la stesura di idee costruendo collage digitali di immagini tratte da riviste, foto da internet o personali. Quello che cerco di fare è creare una narrazione distopica che coinvolga tutte le figure e lo spazio che le circonda. Costruire un codice visivo che tenta di rielaborare il mondo in una chiave personale, facendo sempre intuire la presenza di una nota stonata di sottofondo, sia drammatica che ironica. L’immagine però prende davvero forma durante l’esecuzione: un insieme di scelte che trovano l’equilibrio in momenti di controllo, intervallati da momenti di casualità. La continua stratificazione di colore, forme, volumetrie, a volte può portare a sconvolgimenti nelle decisioni e in quello che voglio ottenere dall’immagine. Il processo pittorico può durare da un’ora come una settimana e rivela il potenziale di un’immagine che dai collage non può avvenire; quindi, un lavoro finito può non corrispondere all’idea originale. In maniera molto pragmatica verso le fasi finali cerco di capire se l’immagine funziona e apporto gli ultimi dettagli.

 

Chi sono i tuoi artisti preferiti? A quali ti ispiri?

 

Velazquez per la tecnica e la bravura nella rappresentazione naturale. Gerhard Richter per la sua continua ricerca pittorica e l’estrema consapevolezza nel suo lavoro. Peter Doig per la caratterizzazione dei suoi personaggi e dello spazio in cui sono immersi. Ovviamente ce ne sono molti altri, ma da ognuno ho cercato di sintetizzare ciò che guardo e studio in tutti gli artisti che in qualche modo mi colpiscono. Non solo nel mondo della pittura, ma anche nel cinema, letteratura o nel fumetto, ad esempio: Satoshi Kon, Italo Calvino, i fratelli Coen, Taiyo Matsumoto, le trasposizioni dei racconti di R.Dahl di Wes Anderson ecc. In essi, molto spesso, ritrovo elementi narrativi interessanti.

 

 

THE ARTIST

profilo2-1
Nome: Daniele Antoniazzi
Residenza: Italia
Professione: Pittore

FEATURED WORKS

FEATURED WORKS