Come e perché ha iniziato la sua carriera artistica?
Quando sono cresciuta, la mia casa d’infanzia era piena di dipinti, sculture e ceramiche di altri artisti, che mi hanno lasciato una grande impressione. Sono ancora molto legata a quelle opere; sono state il mio primo punto di riferimento in fatto di arte e ho potuto ammirarle e studiarle da vicino per tutto il tempo che volevo. Disegnavo sulla carta da stampante A4 che i miei genitori portavano a casa dal lavoro. Mi piaceva guardare le pile di carta bianca appoggiate sul tavolo con una penna a sfera in mano.
Stranamente non ho pensato alla carriera di artista fino all’adolescenza. Ora questa decisione sembra scontata, ma all’epoca volevo imparare le lingue.
Come ha scoperto il suo medium e perché lo ha scelto?
Ho avuto una formazione tradizionale in Belle Arti che comprendeva pittura, disegno, scultura e stampa. Verso la fine dei miei studi ho dovuto scegliere una specializzazione e ho scelto la pittura. Oggi mi piace lavorare con diversi mezzi a seconda dell’opera, ma quando si tratta di dipingere alterno olio e acrilico. Mi piacciono entrambi per ragioni diverse: quando lavoro con l’acrilico tendo a essere più decisa e precisa, mentre quando uso i colori a olio sono più sciolta e libera nella realizzazione dei miei segni.
Puoi parlarci del tuo processo creativo? Come sono nate le tue opere? Quanto tempo impieghi per creare un’opera d’arte? Quando capisci che è finita?
Di solito nella mia testa c’è un’immagine molto chiara della composizione, del colore e delle dimensioni di un’opera. Lavoro con l’osservazione e l’immaginazione e spesso combino le due cose. Mi interessa lo spazio domestico come luogo di emozioni e di memoria e vedo gli interni dei miei dipinti come spazi ambigui, di mezzo, che possono essere invitanti ma anche leggermente sconcertanti. Nei miei dipinti più recenti mi baso sull’uso delle ombre per suggerire la presenza, abbracciando il paradosso di usare l’intangibile per rendere qualcosa di tangibile ma anche per alludere al passaggio del tempo. Ogni opera ha il suo ritmo: a volte riesco a finirla in poche ore, altre volte ci vogliono giorni, mesi, anni. In passato mi concentravo su un quadro alla volta, ma ora cerco di lavorare su alcune tele contemporaneamente per evitare di sentirmi bloccato e per allentare la pressione legata alla produttività. Considero un’opera d’arte finita quando non c’è più nulla da aggiungere, è qualcosa di molto intuitivo e personale che credo accomuni tutti gli artisti.
Chi sono i suoi artisti preferiti? A quali ti ispiri?
Ho un approccio olistico quando si tratta di ciò che mi piace guardare o sperimentare: scultura, fotografia, installazione, performance, film, letteratura, musica, architettura… In termini di pittura contemporanea, mi ispirano e mi commuovono le opere di Louis Fratino, Lenz Geerk, Alex Foxton e Diane Dal-Pra, che creano immagini sensibili, poetiche e delicate, ma allo stesso tempo intense e potenti.