Come e perché hai iniziato la tua carriera artistica?
Fin da bambino ho manifestato una naturale disposizione all’espressione artistica. Passavo molto tempo a disegnare, affascinato dall’archeologia: immaginavo e rappresentavo il paesaggio primordiale e le creature che lo popolavano ed episodi riportati nei libri di storia.
Ogni giorno fissavo insistentemente nella libreria di casa quello che un giorno avrei scoperto essere “Fuga dalla civiltà. Il romanzo di Paul Gauguin” di Lee van Dovski. Oggi quel libro è in prima fila nel mio studio.
Poi la consapevolezza è cresciuta e dopo gli studi classici mi sono iscritto all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Il periodo di formazione all’Accademia è stato fondamentale, non solo per il contesto di disarmante bellezza della città ducale ma soprattutto per la libertà di sperimentare, gli stimoli ricevuti dai docenti, il confronto quotidiano con gli altri studenti e la convivenza dei linguaggi. Il confronto è vitale per un artista ed è qualcosa che ho sempre continuato a cercare, sia con i miei coetanei che con generazioni di artisti che mi hanno preceduto. Terminati gli studi a Urbino mi sono spostato a Milano dove ho raggiunto la maturità artistica.
La mia ricerca è cominciata con il disegno e la pittura, successivamente ho iniziato a sperimentare nuove forme espressive utilizzando fotografia, installazione e video.
Come hai scoperto il tuo medium e perché l’hai scelto?
In arte non amo le definizioni e i confini tra linguaggi e alimento la convinzione che un artista debba avere la massima libertà ed utilizzare ogni mezzo che ha a disposizione per esprimere contenuti. Così ho fatto, assecondando negli anni il desiderio di sperimentare e scegliendo di volta in volta il medium in funzione del progetto.
Tuttavia la pittura è stata il primo amore. É “il luogo” dove mi sento a casa. Dopo aver viaggiato e maturato esperienze si torna sempre alle radici. Nel peregrinare non ho trovato nulla di più “vero” della pittura, in quanto fedele al moto interiore da cui scaturisce.
La pittura a olio su tela per legami storici e caratteristiche tecniche è il medium che prediligo. Quando entro in studio e sento il profumo di olio di lino e trementina sono pervaso da uno stato di ebbrezza e confortante calore.
Puoi parlarci del tuo processo creativo? Come nasce il tuo lavoro? Quanto tempo ci vuole? Quando sai che un’opera è finita?
Quando dipingo sono alla ricerca di una sintesi poetica tra innumerevoli sollecitazioni: memorie personali, manifestazioni della Natura, tensione spirituale, riflessioni antropologiche, suggestioni letterarie, senso di appartenenza culturale ed esplorazione di altre culture, figurazione e astrazione. É come se avessi già un archivio interiore di immagini ma dovessi di volta in volta districarle dalla matassa che le trattiene e tirarle fuori per renderle visibili. Quando questa “lotta” ha esito positivo è una vera e propria epifania.
Solitamente lavoro a cicli, approfondendo un tema specifico, anche se ci sono elementi costanti che attraversano tutta la produzione. Da tempo mi affascina l’idea di disegnare una nuova “mitologia naturale”, un universo ibrido in cui umano, vegetale e animale si mescolano e i codici di appartenenza vengono annullati, inseguendo la ricostruzione di un senso del sacro e di unità esistenziale indistinta. Il mito ha avuto un forte impatto sul mio immaginario. Mi interessa particolarmente l’apparato simbolico nella costruzione del lavoro.
La Natura è sempre stata la mia prima fonte di ispirazione: è un grande libro aperto al quale chiunque può accedere per scoprire i codici universali che da sempre regolano l’esistenza.
Fatta eccezione per schizzi e appunti, non dipingo dal vero e non utilizzo fotografie come riferimento. Cerco attraverso la pittura di evocare quelle forze misteriose che muovono l’Universo e che anche in noi trovano dimora, spesso inconsapevolmente. Questa tensione che si traduce in una sorta di preghiera simbolica e segnica, corrisponde a ciò che rappresenta per me la ricerca artistica, quella pittorica in particolare: dipingere richiede prima di tutto uno sguardo rivolto all’interno e non all’esterno, è un esercizio continuo di ricomposizione di informazioni interiorizzate che restituite sulla tela diventano monito perpetuo alla ricerca della verità.
Tutto comincia dai colori che decido di utilizzare. Dopo un primo abbozzo monocromatico procedo con successive stesure e velature. Il processo può durare un paio di giorni come un mese o più, secondo dimensioni e intenti. L’opera è finita quando avverto che la tensione che l’ha generata si attenua.
Chi sono i tuoi artisti preferiti? Quali ti ispirano maggiormente?
Questa è una domanda che mi mette sempre in difficoltà.
Sono sempre stato culturalmente onnivoro: mi sono alimentato di arte, letteratura, musica, danza, cinema, teatro, cercando di assorbire il più possibile, rimuovendo dati e dettagli per non essere troppo condizionato dalla forma e conservando il tessuto emotivo che ogni esperienza mi ha cucito addosso. Quell’humus è diventato il mio codice espressivo.
Con questa premessa voglio dire che ho sempre guardato tutto con grande curiosità, attenzione e rispetto.
Potrei fare mille nomi e nessuno. Come non essere influenzati da Giotto, Piero della Francesca, Caravaggio? Come ignorare l’opera letteraria, artistica e teorica di Goethe o non farsi inghiottire dalla pittura sublime di J.M.W. Turner? Come non fare tesoro de “Lo spirituale nell’arte” di Kandinskij o consegnarsi al coraggioso estremismo del quadrato bianco di Malevič? E poi il simbolismo di Odilon Redon, l’opera mistica di Mikalojus Konstantinas Čiurlionis, il colore vibrante di Mark Rothko, la ricerca di Joseph Beuys, la pittura monumentale di Anselm Kiefer, l’Arte Povera, l’esperienza di Arte Sella. Adoro la forza espressiva di Lorenzo Viani, la sintesi poetica di Osvaldo Licini, la materia viva di Nanni Valentini, la fotografia di Masao Yamamoto. É un elenco incompleto ma sono le prime visioni che mi sono venute in mente tra le tante che ho sentito risuonare dentro nel corso degli anni, come corde che vibrano per simpatia.
Due artisti che in tempi più recenti hanno attirato la mia attenzione sono Damien Meade e Hideaki Yamanobe.
Trovo la scena della pittura contemporanea particolarmente viva e interessante. Seguo in particolare quella italiana e inglese.