In qualità di fondatore e direttore artistico di Contemporary Cluster, hai creato uno spazio che celebra l’interdisciplinarietà e la contaminazione tra diverse forme artistiche. Qual è stata la visione iniziale che ti ha spinto a creare questo tipo di spazio e come si è evoluto nel tempo?
L’idea originaria che ha dato vita a Contemporary Cluster era quella di concepire uno spazio in cui l’arte potesse dialogare liberamente con altre discipline come il design, la moda e la musica. La mia ambizione era di oltrepassare i limiti convenzionali delle gallerie d’arte, creando un ambiente dinamico dove diverse forme espressive potessero interagire e arricchirsi reciprocamente. Con il tempo, questa visione ha conosciuto una naturale evoluzione, estendendosi per abbracciare una gamma ancora più ampia di espressioni creative. Questo ampliamento si è caratterizzato per una particolare enfasi sulla sperimentazione e sulla ricerca, ponendo al centro il valore della contaminazione e del dialogo interdisciplinare come motore di innovazione e crescita culturale. Ora, dopo un attraversamento di molteplici territori disciplinari, ci proponiamo di intraprendere un percorso di maggiore introspezione e profondità. L’obiettivo è quello di instaurare un dialogo più intimo e profondo con gli artisti della nostra galleria. Questa scelta rappresenta un ritorno ad una concezione che potremmo definire ‘canonica’, in cui l’interazione tra artista e gallerista si fondava su un impegno politico condiviso. Tale interazione non solo permetteva uno scambio artistico vitale, ma anche una crescita reciproca, alimentata da una complicità intellettuale e creativa. In un’epoca come la nostra, tale rapporto acquista un valore rinnovato, proponendosi come antidoto alle frammentazioni e superficialità contemporanee.
Hai lavorato come docente e sei stato coinvolto in vari programmi educativi legati all’arte. Qual è l’importanza dell’educazione e della formazione nel tuo lavoro come gallerista e curatore?
Nel mio ruolo di gallerista e curatore, l’educazione e la formazione costituiscono l’essenza stessa del mio impegno. La mia missione è quella di trasmettere e soprattutto di stimolare la riflessione critica e l’indagine concettuale artistica. Voglio che i giovani artisti sviluppino una visione autentica e unica, trovando la propria voce e il proprio linguaggio artistico. Navigare il complesso panorama dell’arte contemporanea può essere intimidatorio, ma è proprio attraverso l’educazione e il sostegno che essi possono trovare il coraggio e la determinazione necessari per esprimersi pienamente e contribuire in modo significativo alla cultura visiva del nostro tempo. Credo con fermezza che una solida base educativa sia cruciale per gli artisti, poiché consente loro di contestualizzare le proprie opere all’interno di un quadro storico e teorico più ampio.
Cosa ti ha avvicinato al tuo ruolo di gallerista e direttore artistico? Cosa cerchi nel tuo lavoro?
La mia avvicinamento al ruolo di gallerista e direttore artistico è stata guidata da una passione profonda per l’arte contemporanea e dalla volontà di esplorare nuovi territori espressivi. Sin dagli inizi della mia carriera, ho sentito l’urgenza di sostenere e promuovere artisti innovativi, di quelli che non solo riflettono ma anche sfidano e ridefiniscono i paradigmi culturali esistenti. Ho sempre cercato di spingere i confini dell’arte, mettendo in luce pratiche artistiche che dialogano con il contesto socioculturale del loro tempo. Nel mio lavoro, cerco autenticità e audacia. Sono attratto da artisti che hanno una visione chiara e personale, che sono capaci di trasformare materiali comuni in qualcosa di significativo. La mia ricerca è sempre stata orientata verso opere che possano stimolare una riflessione critica. Credo fermamente nel ruolo dell’arte come strumento di conoscenza e di cambiamento, e il mio obiettivo è sempre stato quello di creare uno spazio in cui queste dinamiche possano emergere. Ciò che continuo a cercare nel mio lavoro è la possibilità di sostenere una forma di creatività che sia al tempo stesso radicale e profondamente connessa con la realtà umana.
Dalla tua prospettiva, quali tendenze vedi emergere nell’arte contemporanea? Ci sono particolari movimenti o tematiche che ritieni saranno prevalenti nei prossimi anni?
Da un’ottica attenta alla complessità del panorama contemporaneo, emerge chiaramente come l’arte stia attraversando una fase di metamorfosi. L’ibridazione tra discipline, che ha caratterizzato l’ultimo decennio, non rappresenta solo una tendenza estetica, ma una vera e propria rivoluzione del fare artistico. Le barriere tra le diverse forme di espressione si dissolvono, creando un terreno fertile per sperimentazioni che sfidano le convenzioni e invitano a nuove modalità di percezione e interazione. In questo contesto, appare sempre più evidente la necessità di un ritorno al passato. Non si tratta di un mero revival nostalgico, ma di un recupero consapevole di metodologie e sensibilità che privilegiano la qualità del materiale e l’attenzione al dettaglio. Questo ritorno implica un rinnovato rispetto per la cura con cui l’opera viene concepita e realizzata. La materialità dell’arte, il suo essere tangibile e sensoriale, diventa il fulcro di un dialogo sincero tra l’artista, l’opera e il pubblico. Parallelamente, l’affermazione di una propria individualità diventa cruciale. In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, l’artista deve sapersi distinguere, trovare una voce unica e autentica. Questa ricerca identitaria non è fine a se stessa, ma rappresenta il primo passo verso la costruzione di una collettività condivisa. Solo riconoscendo e valorizzando le proprie peculiarità, infatti, è possibile contribuire a un dialogo artistico, dove le singole voci si intrecciano in un coro eterogeneo.
Come definisci il “successo” per un artista nel contesto dell’arte contemporanea? C’è un bilanciamento tra riconoscimento critico, popolarità e integrità artistica che consideri ideale?
Il concetto di successo per un artista nell’ambito dell’arte contemporanea è una questione di straordinaria complessità, che trascende il semplice riconoscimento critico o la mera popolarità. L’essenza del vero successo risiede, a mio avviso, nella capacità di un artista di mantenersi saldo alla propria visione, un processo che richiede un sottile equilibrio tra l’ottenimento di un riconoscimento critico e la popolarità. Il riconoscimento critico è indispensabile in quanto sancisce la qualità e l’importanza dell’opera, fornendo una legittimazione intellettuale e storica che può garantire la permanenza nel tempo. La popolarità, d’altro canto, è fondamentale per assicurare visibilità e opportunità di crescita, permettendo all’artista di raggiungere un pubblico più vasto e diversificato. Tuttavia, è cruciale che l’artista preservi la propria integrità creativa: deve perseguire con dedizione la propria ricerca interiore, resistendo alle lusinghe delle tendenze di mercato o alle pressioni esterne che potrebbero deviarlo dalla sua autentica espressione. Il successo duraturo nell’arte contemporanea si manifesta quando un artista riesce a esercitare un’influenza profonda e duratura, ispirando altri con la sua opera e lasciando un’impronta unica e indelebile. Questa impronta non è soltanto visiva o estetica, ma si traduce in un contributo al discorso culturale e intellettuale del proprio tempo. In questo senso, il successo di un artista non è un traguardo statico, bensì un continuo processo di crescita e affermazione della propria identità, in dialogo costante con il contesto storico e sociale in cui opera.