Durante la tua carriera come curatore indipendente hai collaborato con una vasta gamma di artisti e spazi espositivi. Quali sono stati alcuni dei progetti che ti hanno particolarmente segnato e cosa ti ha entusiasmato in particolare?

 

Oserei dire ciascuno dei progetti finora tradotti in realtà per via di quell’irripetibile unicità che li caratterizza, considerandone generalmente tutti gli aspetti peculiari e finanche quelli, per così dire, sfavorevoli. In qualità di curatore indipendente, ciò che personalmente più mi entusiasma è avere la possibilità di poter esplorare l’intersezione tra diverse discipline — letteratura, filosofia, cinema, musica e così via — così da poter auspicabilmente favorire una visione dell’arte come mezzo efficace di connessione tra varie forme di conoscenza in relazione ad una moltitudine di inestimabili esperienze personali. Questo e molto altro ancora può certamente incoraggiare l’innalzamento di una visione rinvigorita, più ampia e inclusiva dell’arte – volta a esplorare profondamente idee innovative e approcci inediti – e che, tuttavia, mai si scorda del passato.

 

 

Nel ruolo di curatore del Prisma Art Prize, quali caratteristiche cerchi in un’opera d’arte o in un artista emergente che consideri degno di attenzione o di premiazione?

 

Rispetto al processo di valutazione, dapprima mi affido al mio istinto — spalleggiato dall’esperienza e da un personalissimo tipo sia di sensibilità sia di sollecitudine — per poi successivamente valutare accuratamente le singole opere d’arte sia da un punto di vista dettagliato sia complessivo. Parlando più specificamente delle caratteristiche, sicuramente sono da annoverare, tra le altre: identità, distinguibilità, consapevolezza, dubbiosità, apertura verso il mondo e un grande potenziale di potersi rinnovare ma senza dover ricorrere a particolari stravolgimenti.

 

 

In una delle tue interviste hai parlato dell’importanza dello stupore nell’arte. Come credi che l’arte contemporanea possa mantenere o rinnovare la sua capacità di stupire e coinvolgere il pubblico nel contesto attuale?

 

Considerando che l’arte può e deve contribuire a rivelare la verità, sovvertendo talvolta finanche la nostra percezione del mondo, credo si possa serenamente affermare che essa stessa funge straordinariamente da portale verso quell’incredibile esperienza che corrisponde simultaneamente al mistero, all’intelligibile, alla lussazione, all’inconscio e al sublime.

 

 

Quali sono le principali sfide che incontri nel tuo lavoro di curatore, soprattutto in relazione alla scelta delle opere?

 

Talvolta il problema o sfida risiede altrove più che nella scelta delle opere, maggiormente laddove tutto viene perfettamente pianificato e messo in chiaro sin dalle prime battute. A tal proposito, parlerei piuttosto di rispetto – personale e di concordanza professionale – e di rettitudine poiché in alcuni casi restano solo delle gran belle parole.

 

 

Dalla tua prospettiva privilegiata, quali tendenze vedi emergere nell’arte contemporanea? Ci sono particolari movimenti o tematiche che ritieni saranno prevalenti nei prossimi anni?

 

Unicamente sulla base di esperienze personali, sostengo quella tesi, ormai già rivelata da tempo, secondo cui una delle tematiche attuali particolarmente incandescenti, soprattutto in relazione alle generazioni più recenti, è il cosiddetto flusso di coscienza: un viavai di pensieri e di stati d’animo continui e ininterrotti che confluiscono magnificamente nell’arte, plasmandola.

 

 

Come definisci il “successo” per un artista nel contesto dell’arte contemporanea? C’è un bilanciamento tra riconoscimento critico, popolarità e integrità artistica che consideri ideale?

 

Assolutamente sì o se non altro così dovrebbe essere: posizionamento, riconoscimento sia critico sia di mercato, integrità artistica e popolarità.

PRISMA ART PRIZE – CURATORE
Dome: Domenico De Chirico
Residenza: Milano